Impronta ecologica: perché dovremmo calcolarla

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Lo sapevi che ogni nostra azione lascia una traccia sull’ecosistema e ha un vero e proprio costo ambientale? Calcolarlo ci aiuterà a scoprire quante tonnellate di CO2 emettiamo all’anno con il nostro stile di vita. Oltre a invogliarci a maltrattare meno il Pianeta.

 

Vogliamo tutti vivere una vita che ci dia soddisfazione, ma il pianeta è uno solo, e deve poterci fornire sempre tutte le risorse di cui abbiamo bisogno”.

A pronunciare queste parole, che tuonano come un monito, è Mathis Wackernagel, un rinomato ambientalista svizzero e fondatore dell’associazione no-profit Global Footprint Network, secondo cui se vogliamo davvero garantirci un futuro sostenibile, dovremmo tutti imparare a vivere entro i limiti della capacità della natura di rigenerarsi. L’obiettivo dovrebbe quindi essere quello sì di sfruttare le risorse che la natura ci offre per vivere bene adesso, lasciando però intatta la possibilità, o meglio la certezza, alle generazioni future di poter vivere altrettanto bene. E tutto questo sarebbe possibile misurando e tenendo sotto controllo la domanda dell’uomo nei confronti del nostro Pianeta. Ma siamo e siamo stati in grado di farlo? Un quesito che Wackernagel si è posto a tal punto da trovare la risposta nel concetto di “impronta ecologica”, messo a punto nel 1990 insieme al suo collega William Rees: un valore che calcola, in ettari, la porzione di territorio di cui un individuo (ma anche una famiglia, una città o addirittura una nazione) ha bisogno per produrre tutte le risorse che consuma e per assorbirne i rifiuti. In pratica, si tratta di un calcolo confrontato poi con la capacità della Terra di rigenerare quelle risorse.

Possiamo immaginarla l’impronta ecologica? Sì, come il segno più o meno incisivo del nostro passaggio sul mondo. Quando l’impronta ecologica è alta, vuol dire che stiamo esagerando con le richieste e che la Terra fatica a “starci dietro” per soddisfarle. L’equazione è semplice: se consumiamo troppo, la nostra impronta ecologica cresce e la capacità della Terra di riprodurre le risorse in tempi brevi diminuisce, con ripercussioni negative sulla sua salute: ed è quello che sta succedendo, tanto che secondo gli scienziati, già oggi ci servirebbe oltre un pianeta e mezzo per soddisfare tutte le nostre esigenze. E, se continuiamo di questo passo, entro il 2050 finiremo per consumare come se avessimo 2 pianeti Terra a disposizione.

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L’impronta ecologica e il nostro stile di vita

Grazie al concetto di impronta ecologica si riesce a mettere in relazione lo stile di vita e i consumi di una popolazione con “la quantità di natura” che serve per sostenerli. Nessuno di noi in effetti ci pensa, ma da quando facciamo colazione a quando guardiamo la tivù dopocena, ogni nostro gesto quotidiano (insieme a quelli dell’intera popolazione mondiale) lascia una vera e propria traccia ambientale capace di incidere sulla salute del pianeta che, oltre a subire un’enorme quantità di CO2 emessa proprio dalle nostre azioni, deve rigenerare tutte le risorse che noi utilizziamo.

Come calcolarla

Abbiamo capito: se abbiamo a cuore il nostro futuro (sostenibile) e quello delle future generazioni, dobbiamo cominciare a calcolare la nostra personale impronta ecologica per capire come diminuire il nostro impatto ambientale. Calcolarla è semplice: basta effettuare il test su www.footprintcalculator.org e scoprire se il nostro modo di vivere non tiene a bada le dannose emissioni.


Cominciamo a cambiare abitudini?

Qualunque sia il calcolo dell’impronta ecologica, quello che possiamo fare da subito è modificare il nostro stile di vita, per esempio preferendo la bicicletta all’automobile, acquistando cibi di stagione a filiera corta, evitando l’uso smodato di sms ed e-mail (lo sapevi che l’invio di 8 e-mail emette la stessa quantità di CO2 prodotta da un’auto che percorre circa 1 km?) e arredando casa dando preferenza ai produttori eco-oriented.

 

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